|
|
Trento, 2 agosto 2012
Bombarda, addio al consiglio: «Non mi ricandido»
La scelta controcorrente dell’esponente dei Verdi: «Il limite dei mandati fa bene alla politica e alle persone»
Intervista a Roberto Bombarda del Trentino di giovedì 2 agosto 2012
Giornalista senza tessere di partito
Roberto Bombarda, 50 anni a dicembre, è originario del Bleggio. Sposato, con due figli, vive a Cares frazione di Comano Terme. Due lauree (una in economia a Trento, una in Geografia a Genova), è giornalista professionista. Dal 1990 ha lavorato all’Associazione industriali di Trento, di cui è stato caporedattore della rivista “Trentino industriale”. È stato anche direttore organizzativo del Filmfestival della montagna. Nel 2003 viene eletto in consiglio provinciale con i Verdi (di cui non ha però mai preso la tessera) e nella scorsa legislatura è presidente del Forum Trentino per la pace. Rieletto nel 2008, nel 2010 si consuma la rottura con il partito di Marco Boato. «Per me è stata una grande sofferenza - dice oggi - io sento di aver fatto il verde, fedele agli impegni del programma. Un partito non può identificarsi in un uomo solo, ma nei Verdi ci sono brave persone».
Dieci anni nel «palazzo» possono bastare. La corsa alla rielezione nel 2013 per tanti è già partita, ma Roberto Bombarda del Bleggio, 49 anni, consigliere provinciale dei Verdi, va in controtendenza. Dopo due legislature, non si ricandiderà: «Credo molto nel limite dei due mandati, fa bene alla politica e alle persone che la fanno. La buona politica si può fare anche fuori dalle istituzioni».
Consigliere Bombarda, cominciate le vacanze?
Veramente oggi ho ancora commissione, e incontri politici fino alla prossima settimana. Vacanze a Ferragosto...
Vuol dirci che lavora molto...
Non si lavora solo stando in aula. In meno di 9 anni ho presentato 78 disegni di legge come primo firmatario, complessivamente oltre 700 atti politici. Non dico che siano tutte cose positive, ma qualcosa ho fatto: è un metro per valutare il lavoro dei consiglieri oltre alle presenze in aula. Il mio motto è «il politico deve lavorare di più e costare di meno».
Le vostre indennità sono sempre nel mirino. A settembre riuscirete ad approvare i tagli?
Il mio contributo penso di averlo dato, contro i vitalizi nella scorsa legislatura e in questa i Verdi sono stati i primi a proporre di abolire la diaria. C’è bisogno del lavoro dall’interno e della pressione esterna, le campagne stampa, i comitati referendari. Le nostre indennità vanno ridotte, ma rivendico che non vadano azzerate come qualcuno vorrebbe. Un conto è fare il consigliere di circoscrizione o di un piccolo Comune, altro è sospendere il proprio lavoro per fare il consigliere provinciale, che è un lavoro a tempo pieno, seppure a scadenza.
La sua esperienza in consiglio finirà nel 2013?
Sì, non mi ricandiderò, lo avevo detto già nella scorsa campagna elettorale. La politica è un servizio, non una professione, altrimenti diventa una corsa a garantirsi un posto, una deformazione della democrazia. Una persona deve avere una propria professione e poi scegliere, se ha il consenso, di impegnarsi per un po’ di anni prima di ritornare nella società civile.
Nessuno le ha proposto di ricandidarsi?
Sì, più d’uno. Ma non ho mai avuto il minimo dubbio.
Qual è il suo bilancio personale di questi 10 anni ?
Come tutte le esperienze ha avuto risvolti positivi e negativi. Ma in un bilancio complessivo direi che ci ho rimesso.
Perchè?
La cosa che mi è costata di più è sul piano personale, il tempo sottratto alla famiglia, ai rapporti, ai miei figli, che adesso hanno 16 e 13 anni. E poi ho rinunciato sul piano professionale a una progressione di carriera (Bombarda è giornalista, dal 1990 lavorava all’Associazione industriali, ndr). Ero direttore del Filmfestival, lasciare quell’incarico per me è stato un costo gigantesco, è un treno andato e che non ripasserà.
Della politica a tempo pieno invece cosa le è piaciuto?
Aver conosciuto persone e ambienti nuovi, poter portare il mio contributo, sentirmi responsabile di quello che si decide per la propria comunità. Anche se la distanza tra i propri obiettivi di partenza e ciò che si riesce a realizzare resta altissima.
Troppo alta?
Quello che non mi è piaciuto di questi anni in consiglio è stato non essere considerato per le mie competenze. Mi chiedo ancora perché in 9 anni nessuno mi abbia mai chiesto un parere quando si parla di ghiacciai, per esempio... Mi ha deluso il fossato invalicabile tra il presidente e la giunta e tra la giunta e i consiglieri. Ma penso che questo sia anche il frutto di una politica malata, dove i rapporti umani non esistono. Un carnaio di invidie, ripicche, vendette. L’altro politico è spesso più visto come un avversario, un concorrente che magari ti frega il posto.
Cosa farà tra un anno?
Tornerò alla mia vita di prima, al mio lavoro. E non smetterò di fare politica, perché la passione civica, per l’ambiente, o ce l’hai o non ce l’hai.
Nel centrosinistra sono partite le manovre e le candidature per il dopo Dellai. Chi vede come candidato migliore per il centrosinistra?
C’è già molta agitazione. Non faccio nomi, non vorrei danneggiare qualcuno. Ma sono un ottimista, il dopo Dellai spero sia la fine dell’ “uomo solo al comando” e l’inizio di una maggiore capacità di lavoro di squadra. C’è bisogno di aria nuova, di aprire porte e finestre. E magari fare spazio a un giovane.
|
|
ROBERTO
BOMBARDA
BIOGRAFIA
|